venerdì 30 agosto 2013

canto d'agosto





gironzolava tra gli scaffali il gran caimano della storia
divorando curiosità e aneddoti non toccati dal cemento
madre senza tempo contro le vetrate il segno narrato
del passato su e giù per le colonne-sinagoga o muschitta
cosa importa se dai ripiani giunge solo voce

soffia una tintura di brillanti ad osservare i ciclici ritorni
mani e ponti attorno alle inferriate a seguire l'onda 
arresa alle fragili parole dette sottogola 
nulla può impedirlo cielo minaccioso 
e il resoconto non è sotto i bicchieri

l'aria solida d'agosto immobile come il cenno
distratto dalle architravi o dalla viva malavoglia
stretta nei graffiti a Ballarò, 'nte basuli di petra antica,
'nte ncagghi e arreri e mura smunuzzati di tant'anni...
che c'entra adesso questo battito tra il pane e lo scirocco

la voce forte del poeta quella che t'inocula coraggio
e l'orgoglio d'essere tra i rami del lungo verseggiare
è chiaro l'andirivieni mai esausto di piccole attenzioni
che fanno d'un accenno una corale larga quanto il cuore
e a dirlo a gesti, ci vorrebbe un sogno

qual'è quel suono tra le a di Baaria che percepisco
senza definirne /dimmi di te vorrei / confini e tempo
oh poesia convessa e fuoco libero oria ca trasi dintra
arrifriscannu l'arma ccu lu vintagghiu di la so parola
ravita di ceusa e menza di spiranza

la somma degli eventi è uguale al piccolo frammento
sauro diretto  all’estinzione fragile come certe logiche del mare
che non smette di tornare e ritornare all’interno di una rima
figlia dello stesso umore o del bacio parallelo al livido
che sa di menta e cielo… il vento

oh il vento, sentite le sottili variazioni del vibrato assolo
mentre la giumenta fantasma delle mura coricate
spalma di mantelli il basolato  /ecco la birra e resta fredda/
sulle ginocchia rivoltose, vento che non porti nulla
se non un parapiglia di mancate fontane -ci abiteresti tu-

l’artista non cede ai rumorosi giochi e consacra barocchi
quasi rococò i sintomi di un tempo sulle gradinate
piano, quasi fosse a sé diretto il colpo di tutto quel colore
/sono nato li/  travasa la distanza tra le scintille glabre
di un’unica emozione  -ah i bambini a fare i grandi-

sarà uscito saturno dall’acquario o era un pendolo
a indicare l’eco attorno al colonnato ma se ogni strada
davvero conducesse a Roma come ci arrivo al cuore
‘ccu‘nsuli munzignaru ca si ‘nni lava i manu
e na luna -viro e no‘nviru- ca parra parra e non mi dici nenti


1 commento:

Angela Greco ha detto...

emozione condivisa ed un sentire nuovo che avverto nel tuo dire e nella scrittura, forse ché nuova sia la scelta d'essere consapevole della propria poesia come della propria gioia. Complimenti Seb, mi piace molto questo tuo canto che poi è già nostro. Grazie.