martedì 22 ottobre 2013

(se le sedie mettessero le ali)




duetto con Annamaria Giannini


se volessimo fermare quell’attimo che distingue un profilo
dalla gobba di un deserto e lo sbuffo di megattere confuso dalle nuvole
ci vorrebbe l’artiglio d’un perché,  la pazienza risoluta delle ortiche
il non volere rimanere immobili come gechi dietro le grondaie

sapessi volare più lontano delle ombre oltre la parola
direi di certo delle anomalie che stravolgono l’essenza
spiegherei senza voce del grido inascoltato, desiderata pace
non intercettata dai satelliti

se le sedie mettessero le ali… senza visiere, ad occhi larghi
così come gli angeli d’un tempo tessuti dal ventre bisognoso
volerei d’abbracci e lascerei cadere in tutto quel di sotto
versi


*


se volessimo sapere di quanti se è fatto un uomo
di quante volte il cielo non risponde, si limita a piovere
lasciando ai piedi la scelta della strada e ai fianchi
in quale curva morbida piegarsi per dormire

sapessi scegliere tra la fertilità e il coraggio
di bastarmi, senza avere un cuore che batte
all'unisono per vivere davvero o credere di farlo
lascerei le mani libere di disegnare il vento

se fossero di tutti i nostri figli, cresciuti
dallo stesso pane senza la schiavitù di un piatto
che porta il nome inciso, la sedia vuota non farebbe male
direbbe solo attesa di altre anime, altri racconti 



*


c’è una crudeltà infinita nei ricordi involontari
dei giorni messi a lato, negli orinatoi
che dovrebbero andar via senza perché
privi di risposte o verdi in chiaroscuro

la scelta è indispensabile ma carica di gnomi
e se sapessi cosa si nasconde oltre quelle risa
andrei di certo incontro alle maree
fino a toccarmi il cuore per sentirne l’attimo

ma se volassero davvero, se veramente uscissero
dai piani troppo densi dove gli altri figli rimangono sospiro
aspetterei alle porte un altro inganno mostrando con orgoglio
ali


*


ti sei mai chiesto la giustizia della pioggia
quando dai tetti porta via tutta la polvere
senza distinzione tra un marciapiede sporco
e i gradini di marmo che portano all'altare

puoi piegare i gomiti in preghiera
o liberare gli occhi dalle tende scure
perché possa scrivere due parole sui tuoi fogli
il vento, che solo a dirlo ci sembra di cantare

ma se volassimo davvero, se veramente riuscissimo
a ridere delle beffe degli gnomi abbracciando i figli
sarebbe altissimo il tetto, si aprirebbero alle finestre
quadri 


*

nessun applauso ad una pioggia glorificata solo dalla sete
con la giustizia dentro ogni molecola stretta nei sorpassi
quando fiume sembra avere fretta di riposare giù nel sale
né ardesie né porfidi per l’inchino del giunco, né ori
alle dita della congiunzione tra un muoversi d’arie e sillabe di poesia

fuori dal sogno servono le ali per capire le basse sottoparole
dai rimbombi devastanti e solo se quelle immobilizzanti sedie
mettessero le ali potremmo stringere anche i figli più lontani
con braccia d’acqua o -vedi dove arrivano le menti- con solamente
amore


*

prova a immaginarle tutte quelle sedie, troni
o panchine di legno ad incontrare fessure nuove
interstizi, campi di lavanda a perdifiato
e ancora cercando la gola bianca della radice amore

fuori dal sogno servono le ali hai scritto
io non aggiungo altro se non che nella stanza va a morire
ogni parola leggerissima, pensare che basterebbe dire
vita 


*

sai cosa c’è per cena
niente ripieno di menzogne e un po’ di zafferano

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Pura schifezza. Un accozzaglia di parole senza significato ne senso, senza ne capo e ne coda, che mostrano solo una scarsissima cultura letteraria non disgiunta alla arrogante presunzione di sentirsi poeti.
Beata ignoranza dei frequentatori dei centri sociali...

Anonimo ha detto...

UN'accozzaglia vorrebbe l'apostrofo, sorrido a sentire tali critiche da chi ignora la grammatica italiana- Complimenti a Sebastiano e Annamaria. la lettura mi ha emozionato.

io mi firmo

Sergio Bancale

Anonimo ha detto...

A peracottaro, ma nvedi d'anna affanculo. In vita tua l'unica cosa che hai letto è una schedina e quando l'hai scritta l'hai pure sbagliata! Ma mpara a guidà a machina piuttosto...se no ti rompi le corna un altra volta.. ahahahahah!!!