venerdì 19 febbraio 2010

Sono stato a Mosca


Sono stato a Mosca ed era freddo

Come voi, anch’io curiosavo tra le gemme espressione di un tempo
o da sotto le cupole di questi santi amati a metà
ma c’era un profumo di ampio, di lontano,
di vero, perché sofferto, perché a lungo emanato e mai respirato
che insinuava l’importanza del vivere, il ruolo!

Sono stato a Mosca,
a partire da Tallin dove il blu è altra cosa
dove sul treno
l’uomo magro porta il the sul vassoio d’argento…ed un violino nell’aria…
e mille cartoline correvano la fuori, mille sogni e mille desideri.
Ed il profumo, ancora, di una spezia che sta nel cuore di quei russi,
in quelle donne color Matisse, in quel bianco che non è solo neve

A Mosca sono stato ed era forte il senso di Cecov
la smania di Esenin, il dolore di Lila; giravano tra le insegne
di Armani e le birre giovani di Nikol’skaya ulitsa
o tra le ambre della Neva. Era freddo
e una fiamma d’arsenico mi serrava la gola
quando sono stato a Mosca

4 commenti:

Mare ha detto...

ecco, questa è l'unica che mi lascia perplessa. se mettessi tutto su una sola riga ritroveresti una prosa perfetta. questa manca, a mio parere del tuo guizzo poetico, delle metafore sconvolgenti che tu sai immaginare, del lirismo necessario a distinguere una prosa da una poesia.
le altre, mio caro amico, le altre sono meraviglie, secondo me. ma sai bene che in qualche modo sto intraprendendo, forse con più lentezza, un percorso molto simile. allora, forse, sono di parte! :)

orangutan.splinder.com ha detto...

A Tallin c'era un Castello
nascosto,
molto triste, ed un mare
fatto di mota grigia,
molto triste
e tra betulle e Palazzo Reale
d'un bianco appariscente,
ordinato come una torta in glassa,
un giovane bell'ubriaco
alle sei di mattina
in luce d'avamposto,
molto triste,
che imprecava alla luna.

Sebastiano A. ha detto...

Sicuramente è così Mare, ma è un percorso che ho preso da poco e devo affinare. Per ora temo che, per il tipo di forma, possa sovraccaricarlo con oggetti metaforici per cui mi trattengo. Vediamo che viene fuori.

Ciao cara

Sebastiano A. ha detto...

A Tallin c'era una luna molto seria
ed anche triste per le imprecazioni
e c'era un sapore di chiari
ancora giovani per esser definiti

Quello che mancava a Tallin era una spilla da accendere la sera
ma dal muretto della chiesa
si vedeva il mare.

C'era un senso a tutto,
pure