lunedì 22 febbraio 2010

La raffineria di Sannazzaro



Ero lì.
C’ero anch’io tra i fumi solfurei ed i camminatoi unti d’olio
A destra e a sinistra solo tubi e pompe, premesse al consumismo
e rari germogli nati per avvelenamento di cristalli frettolosi

Oltre la cortina, più in là degli occhi, nell’impalpabile memoria
dei numeri a venire, c’eri tu.

I rumori, le canzoni in media frequenza, le cinture di sicurezza
certo non profumavano di te. Intanto eri là con le tue mani
e tutto l’armamentario di sensi che mi avrebbe invaso.

E tu, chissà, guardavi dalla tua luna quegli strani movimenti
di gru e di braccia confusi dalle ciminiere e da un pulsare nuovo del cuore…
quanto ci siamo avvicinati per poi allontanarci e di nuovo sorprenderci vicini
e tutto questo solo per un veleno che nemmeno la raffineria di Sannazzaro
riusciva a processare?

Eppure, se di questo scrivo, t’amo ancora

2 commenti:

Anonimo ha detto...

la poesia è il canto dell'anima...
leggere come la quotidianità trasudi poesia, mi lascia senza parole.
Dunque, se tutto può essere poesia, la poesia è in ogni cosa che intesse ogni nostro attimo, respiro, azione...

mi piace, la direzione in cui la tua poesia procede, l'importante é che tu ricordi sempre, quel detto che recita: "colui il quale arriva mezz'ora prima degli altri alla verità, per la mezz'ora successiva verrà considerato un folle".

se questa è l'avanguardia... io la trovo meravigliosa!!!

Mare ha detto...

non so se questa si possa definire avanguardia, ma so che è emozione pura, fatta di dialoghi interiori, di immagini che trasudano poesia e quindi non posso che chiamarla Poesia! il linguaggio stesso, sebbene discorsivo, non perde di liricità e questo la allontana senz'altro dalla prosa pura e semplice.

bella Seb!